martedì 6 maggio 2008

Contratti: Confindustria vuole un nuovo modello contrattuale


Ogni occasione è buona per Confindustria per rilanciare la malsana idea di riscrivere le regole contrattuali nei rapporti di lavoro. Il cambio di guardia alla guida di Viale dell’Astronomia, che ha portato l’uscita di Luca Cordero di Montezemolo e Matteo Colaninno e l’ascesa di Emma Marcegaglia e Federica Guidi al timone rispettivamente di Confindustria e dei suoi giovani imprenditori, non sembra aver ridisegnato la strategia dell’associazione, sempre decisa a scardinare l’impianto contrattuale nei rapporti di lavoro. “C’è una mutazione genetica in corso soprattutto nelle medie e anche piccole imprese italiane abituate a essere multilocalizzate per quanto riguarda la produzione, internazionalizzate”, ha detto ieri il nuovo presidente dei giovani di Confindustria, Federica Guidi, rispondendo alla trasmissione “Panorama del giorno” di Maurizio Belpietro. Per il successore di Matteo Colaninno, ormai in forza al Pd alla Camera, le aziende dello Stivale hanno infatti bisogno “di un modello” contrattuale “diverso” nella relazioni industriali, da lei ritenuto “datato” perché basato “sullo Statuto dei lavoratori”. La sua logica è chiara: “c’è una discrasia fenomenale nei tempi e nel modo di stare sul mercato delle aziende” e l’attuale “modello contrattuale” che, evidentemente, per la Guidi deve gravare sui lavoratori. “La cosa migliore - ha detto - sarebbe immaginare un modello che dia realmente la possibilità ad ogni imprenditore, ad ogni collaboratore di impostare un rapporto che si basi sulle vere capacità di flessibilità, di meritocrazia”. Un sistema che dia a tutti la possibilità “di gestire il proprio rapporto contrattuale”, divenendo “un po’ imprenditore di se stessi”. Un sistema che farebbe ricadere parte del rischio di impresa, cioè quello del risultato economico dell’attività intrapresa che per il codice civile spetta all’imprenditore, sui lavoratori. Consapevole del fatto che i sindacato hanno ormai da tempo abdicato al loro ruolo di tutela dei lavoratori, il nuovo presidente di Confindustria ha aggiunto che così non si metterebbe “da parte il sindacato” come alcuni credono ma che ciò che conta è “andare verso un modello più aderente” alla capacità dei singoli di lavorare, produrre ricchezza, essere disponibili e flessibili in un mondo che cambia.Il tentativo di sfruttare maggiormente il lavoro straordinario e indebolire lavoratori e sindacato, a ben vedere, è un obiettivo perseguito dagli imprenditori fin dagli anni ’70 quando i datori di lavoro delle industrie si scontravano con i disoccupati. Oggi però la composizione del Parlamento è significativamente mutata: nessun partito può ritenersi immune alle pressioni di Confindustria, come conferma la presenza di noti imprenditori tra le file degli eletti nei principali partiti. Di contro i sindacati arrancano fuori delle Aule legislative, sospinti dai venti di un finto riformismo dilagante. Il grigio destino dei lavoratori è ormai scritto.

lunedì 28 aprile 2008

La Sinistra e il coraggio di cambiare


Sono passate solo pochi giorni da quando le ultime schede sono uscite dalle urne, ma molto più tempo sembra essere già trascorso. Soprattutto in chi, come me, aveva creduto e crede che quest’Italia di oggi abbia bisogno di una Sinistra che, al di là delle etichette, difenda gli interessi delle fasce più deboli del Paese.Molte ore e forse troppe parole, infatti, sono già state spese in inutili requiem sui nostri (tanti) errori e limiti. Il dovere d’analisi di una sconfitta non è in dubbio, ma non scivoliamo nel masochismo autolesionista troppo spesso proprio della Sinistra o non sfruttiamo una sconfitta di tutti per chiudere alcuni conti, di pochi, all'interno di essa: analizziamoli per capirli e superarli, ma non affoghiamo nelle sabbie mobili della ricerca di colpe e responsabilità. Non serve a nessuno. Non serve, soprattutto, a tutte quelle persone che da qualche giorno hanno capito come un'Italia senza sinistra sia più povera.Per fare ciò la Sinistra deve avere il coraggio di cambiare, ripartendo da una generazione nuova. Di persone ed idee. Una generazione nuova non solo d'età, ma anche di storia e cultura politica, capace di parlare un linguaggio nuovo, vicino alla gente. Deve avere il coraggio di rischiare, di scommettere su se stessa, su forze e sensibilità nuove, sulla voglia di fare e di lottare. D'altra parte cosa ha da perdere?
Ogni sforzo deve essere proteso a costruire una Sinistra nuova, davvero, (forse l'aver fatto questo solo in minima parte in campagna elettorale è la ragione principale della nostra sconfitta), che va in piazza per protestare ma anche per proporre, che si candida a governare e non si crogiola nell'opposizione, che più che simboli e parole d'ordine ha a cuore i problemi della "gente comune", oggi davvero senza difese.Si lascino stare falci e martello, masse popolari e mezzi di produzione, ritorno del comunismo: sono la mia, come la storia di tanti, ma il presente è altra cosa. Restiamo saldi nei valori ma non mummifichiamoli in simulacri inutili.In questo senso voglio rivolgere un appello a tutte le compagne e i compagni di Rifondazione Comunista, franco ma rispettoso dell’autonomia e della storia di una formazione politica importante per tutta la Sinistra italiana. In un momento come questo, di forte crisi e disorientamento, non guardatevi dietro, non rinchiudetevi in “riserve” identitarie, ultima spiaggia per le specie in via d’estinzione. La Sinistra, come ha detto giustamente Nichi Vendola, ha bisogno di un orizzonte di innovazione e non di un fortino delle antiche certezze in cui rinserrarsi. E, allo stesso momento, venga aperto un tavolo di riflessione comune non solo con il Pd ma anche con tutte quelle forze politiche e sociali, senza esclusione pregiudiziale alcuna, per costruire un’ipotesi, oggi, di opposizione ferma e decisa al governo Berlusconi ma soprattutto, domani, di governo responsabile ed unitario del Paese.Questo a maggior ragione se si considera il dato, fondamentale e forse l’unico ricorrente, di queste elezioni è quello che si sconfigge Berlusconi solo se tutte le forze che gli si oppongono si presentano unite, rinunciando a rigurgiti di campanile inutili.In questo scenario che ognuno faccia la sua parte: la Sinistra, nelle sue forme più diverse, lasciando da parte intellettualismi inutili e quel pizzico di presunzione di purezza d’analisi e di purezza di pedigree politico, il Pd abbandonando fallimentari illusioni di autosufficienza e cieche voglie di protagonismo solitario. Non può essere più la gente comune a pagare sulle proprie spalle interessi di parte, lotte di palazzo o guerre di bandiera.Può sembrare difficile in queste ore in cui dal Pd si loda la semplificazione del panorama politico e si strizza troppo precipitosamente l’occhio verso l’Udc di Casini ma anche di Totò Cuffaro; e, mentre allo stesso momento, dalla Sinistra si levano forti critiche a Veltroni, ma è l'unica via che abbiamo. E' questo che ci chiedono gli elettori, non ascoltarli sarebbe un reato.

sabato 19 aprile 2008

Quale sinistra 2

Dice bene Marco,bisogna ritornare fra la gente e lasciare alle spalle questa triste storia elettorale.
Quella della sinistra arcobaleno,è stata nel bene e nel male una esperienza politica positiva,per quando mi riguarda,dove quattro forze politiche della cosidetta sinistra radicale,hanno unito le forze per contrastare il cosidetto voto utile,propugnato da Pd e Pdl.
Non è bastato perchè la gente ha votato utile,ho perchè la nostra proposta è parsa ai più inutile?
Non c'è stato il tempo materiale per costruire una sinistra unita,questo è il problema,è le nostre istanze sono sembrate flebili e inutili.
Bisogna ripartire dalla debacle,o tentare un altra via,più vera e meno edulcorata?La risposta non è facile,e nei prossimi mesi tanta carne verrà messa a fuoco nei rispettivi partiti.
Quello che chiedo e penso e di salvaguardare il "patrimonio umano" protagonista in questa strana campagna elettorale,perchè è da li che bisogna ripartire,dalla gente e dai loro problemi,e non dagli interessi di partito che non interessano più a nessuno!

giovedì 17 aprile 2008

Quale sinistra?

La sinistra italiana stà correndo il rischio di sparire definitivamente. Al posto di rimboccarsi le maniche e ricominciare a stare tra la gente e capire quanto è successo, si rintana tra le mura delle sezioni e continua a parlasi da sola... e questo la dice lunga su quanto stà accadendo a livello nazionale. Più che i simboli (che sono cari anche a me) bisognerebbe parlare di contenuti. E di una nuova classe dirigente che sappia interpretare al meglio la nostra complessa società.
Credo che un errore della sinistra italiana vada ricercato nel fatto che abbiamo aspettato troppo e siamo arrivati alle elezioni con un cartello elettorale e come tale visto dagli elettori come una cosa inutile.
Non siamo stati nemmeno in grado di avere un vero rinnovamento dei candidati e tutti, sottolineo tutti, abbiamo utilizzato il manuale Cencelli e ci siamo spartiti i posti nelle liste.
Non credo che ci sia bisogno di ritornare nelle sezioni, bisognerebbe andare tra la gente e con loro rilanciare un senso di società nuovo che sappia interpretare veramente i bisogni delle persone.
In ogni caso si stà perdendo ulteriore tempo. A ottobre ci saranno le regionali, facciamoci trovare ancora una volta impreparati! Perchè temo, che falce e martello o no, subiremo ancora una disfatta!
Se vogliamo ricostruire e dare un senso a una Sinistra in Italia e penso anche io che lo si debba fare, dobbiamo farlo in fretta e non frazionati, dicendo dei no sulle questioni sociali ed etiche, ma anche dare risposte serie a chi pensiamo di rappresentare.
Dal risultato elettorale dobbiamo ripartire e subito. Se vogliamo costruire una Sinistra in Italia (e, nonostante l'esito elettorale, io credo fortemente che si debba fare) dobbiamo farlo in
fretta e non frazionati, dicendo dei no, ma anche a gran voce quali sono le nostre proposte alternative (invece noi abbiamo in alcuni casi detto solo NO e in altri siamo stati troppo timidi nell'elencare i nostri progetti).
Sono questi i momenti in cui bisogna RESISTERE perciò non "ripartiamo da rifondazione", ma dal progetto (anche se nato male) di UNA sinistra italiana UNITA.

giovedì 10 aprile 2008


martedì 8 aprile 2008

SA. Pecoraro: campagna Pd-Pdl antidemocratica e prevaricatrice

“Hanno cercato di impedire alla Sinistra arcobaleno di fare la campagna elettorale e di far conoscere i propri progetti. Il voto deve essere utile per la gente e non per i poteri forti in questo Paese': lo ha detto stamani il leader dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio a Genova in una conferenza stampa nell'ambito di un'iniziativa elettorale. 'Il voto alla Sa serve contro il precariato, per i giovani, per le donne, per gli anziani, per un ambiente piu' pulito e per la laicita' dello stato - ha spiegato il leader dei Verdi -. Se uno crede in queste cose l'unico voto a disposizione e' quello di sinistra e ambientalista'. Parlando della campagna elettorale Pecoraro Scanio l'ha definita 'brutta perche' la legge elettorale e' sbagliata. Noi ci batteremo per reintrodurre le preferenze. Non e' giusta questa legge che allontana i cittadini dalla politica'. Aggiungendo poi: 'Pd e Pdl in tv hanno fatto una campagna antidemocratica e prevaricatrice. Ora vorrebbero costringere il ministro Amato a cambiare la scheda. Questo e' indecente e non puo' essere tollerato'. (Ansa)

mercoledì 2 aprile 2008

L’ “imbroglio” del quoziente fiscale


Berlusconi negli ultimi giorni parla molto di condizioni salariali e di reddito e si ripromette un riequilibrio a favore dei meno fortunati, parla di indicizzazione delle pensioni e di aumenti di reddito per i lavoratori. Il punto forte di questa strategia poggia su un nuovo sistema di prelievo fiscale, con l’introduzione del “quoziente familiare”. In altre parole il Popolo delle libertà (sic!) propone di passare dalla tassazione del reddito individuale, alla tassazione del reddito familiare. Naturalmente il passaggio allude al beneficio che ne dovrebbero ricavare le famiglie, in particolare con figli a carico. Il quoziente familiare prevede che si sommino i redditi dei coniugi. Per determinare l’imponibile cui applicare le aliquote fiscali (supponiamo quelle in vigore) il reddito totale si divide per il numero dei componenti della famiglia, attribuendo al contribuente e al coniuge un coefficiente 1, e a ogni figlio a carico un coefficiente 0,5. Al reddito medio familiare così determinato si applicano le aliquote in vigore. Il risultato viene moltiplicato per la somma dei coefficienti del nucleo familiare (2;2.5;3… ecc.), ottenendo in questo modo l’imposta che le famiglie devono versare al fisco. Con le attuali aliquote progressive, rispetto al sistema oggi in vigore, il vantaggio è tanto maggiore quanto più elevato è il reddito complessivo dei coniugi. Una famiglia a basso reddito collocata nel primo o secondo scaglione IRPEF, non avrebbe nessun vantaggio dal nuovo sistema dato che la riduzione del reddito imponibile per effetto del quoziente familiare non determinerebbe alcuna riduzione significativa dell’aliquota applicabile. Al contrario questi contribuenti potrebbero risultare svantaggiati, in considerazione del fatto che l’introduzione del quoziente familiare comporrebbe la sparizione delle detrazioni. Le famiglie che ne trarrebbero maggiore beneficio sarebbero quelle ad alto reddito con uno dei coniugi a reddito zero. Non va trascurato, infine, il fatto che ciascun figlio contribuisce alla riduzione del reddito imponibile per lo 0,5%; il che significa valutare diversamente il figlio di un ricco rispetto al figlio di un povero. Difficile smentire questa ricostruzione, ma quanti elettori indecisi verranno a sapere di quest’imbroglio a loro danno dai media ufficiali? Facciamolo noi con l’insuperabile metodo della controinformazione.